Cara Zia,
sei andata via, la scorsa notte, alla chietichella. Oggi a salutarti, cavolo. Che emozione.
Sai, voglio ricordarti così:
Quando ero un bimbetto, e ti trasformavi in infermiera, venivo da te ogni due settimane passando “per i prati”, per la puntura di penicillina, dolorosissima. Credo che patissi più tu a farmela, che io a riceverla. Allora, prima, mi davi un pezzettone di cioccolato fondente da stringere tra i denti, mentre… si, insomma, ecco. E dopo, mi stringevi forte e mi tenevi li, finchè le lacrime cessavano.
Buon riposo,
Zia Mariuccia.
P.
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